venerdì 16 febbraio 2018

LA VIOLENZA SULLE DONNE E LA POLITICA

In vista delle elezioni del 4 marzo 2018, ecco i diversi Partiti politici che parlano di patti con gli italiani, di immigrazione si-no-forse, di razzismo e antirazzismo, di fascismo e antifascismo... 
Ma nessuno spende una parola sulle AZIONI DI CONTRASTO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE (intendo azioni concrete, come quelle indicate nella famosa Convenzione di Istanbul del 2011, ratificata dall'Italia). 

In alcuni programmi politici, si possono leggere delle "intenzioni", ma non molto dettagliate e certo non sufficienti a suscitare fiducia nelle elettrici: almeno, non in quelle che si dichiarano femministe e attiviste antiviolenza.  Quelle "promesse" ripetute nel tempo non ci aiutano nella lotta antiviolenza.

Alla luce delle ultime terribili notizie di cronaca pertinenti la violenza sulle donne, mi ha anche colpito un fatto. In una trasmissione tv, la sera del 15 febbraio, un esponente politico (non dico il partito per pietà umana...) ha ricordato quanto avvenuto a Macerata, indicando JESSICA, INVECE DI PAMELA, come vittima di quella precisa violenza.

Vi sembra una sciocchezza confondere i nomi delle vittime di violenza di genere?
Per me non lo è.
No, non è una sciocchezza. Confondere i nomi di vittime della violenza maschile, significa togliere identità specifica ad una DONNA uccisa.

Pamela e Jessica. Due ragazze, la cui morte è stata utilizzata - da destra e da sinistra - per le diverse campagne elettorali, a seconda del colore di partito, del momento, dell'occasione, del post, del tweet politico, del discorso #strappaapplausi in tv. 


Più rispetto per Pamela Mastropietro 18 anni (uccisa a Macerata), più rispetto per Jessica Valentina Faoro, 19 anni (uccisa a Milano). Più rispetto per tutte!

Povere ragazze... non hanno neppure diritto alla loro precisa identità.

A garanzia dei nostri diritti di Esseri umani, Persone, Cittadine, Donne, dovrebbero esserci sia lo Stato, che la Politica (intendo quella vera, quella che tenta, almeno tenta, di risolvere concretamente i problemi reali, impellenti, che devastano la società e il vivere civile).
Ma se lo Stato e la Politica ci fossero davvero... forse non conteremmo una donna morta, quasi ogni giorno.

lunedì 5 febbraio 2018

CHIAMATEMI STREGA - monologo di Barbara Giorgi, dedicato a Franca Rame

Questo è il primo post di questo mio nuovo blog (sì, ne ho altri).
E non potrei scrivere post più adatto di questo.
La mia gioia è grandissima. 

Come sapete (ormai in tant*), nel 2012 scrissi il monologo "CHIAMATEMI STREGA", dedicandolo alla grande Franca Rame. Lei lo pubblicò nel suo blog (grazie a LV Toffolon che lo sottopose alla sua attenzione). Il monologo ottenne moltissime visualizzazioni e fu diffuso ovunque nel web. Dopo la morte del Maestro Dario Fo, per necessità tecniche di aggiornamento, il mio monologo non risultò più nel blog. Ora... per caso... facendo ricerche online... ritrovo la pubblicazione di "Chiamatemi strega" nel blog di Franca Rame. Pubblicato di nuovo!

Grazie alla COMPAGNIA TEATRALE FO-RAME per questo onore.
Grazie a Franca Rame che, ne sono certa, da lassù continua a dare un'occhiata al cammino delle donne, delle streghe, delle ribelli. Di quelle che non temono i roghi...
"Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega..."


Ecco il link del blog di Franca Rame dove potete trovare il monologo CHIAMATEMI STREGA

E qui riporto il testo.

CHIAMATEMI STREGA, monologo di Barbara Giorgi


"Non importa chi sono. Non importa come mi chiamo. Potete chiamarmi Strega.
Perché tanto la mia natura è quella. Da sempre, dal primo vagito, dal primo respiro di vita, dal primo calcio che ho tirato al mondo.
Sono una di quelle donne che hanno il fuoco nell’anima, sono una di quelle donne che hanno la vista e l’udito di un gatto, sono una di quelle donne che parlano con gli alberi e le formiche, sono una di quelle donne che hanno il cervello di Ipazia, di Artemisia, di Madame Curie.
E sono bella! Ho la bellezza della luce, ho la bellezza dell’armonia, ho la bellezza del mare in tempesta, ho la bellezza di una tigre, ho la bellezza dei girasoli, della lavanda e pure dell’erba gramigna!
Per cui sono Strega.
Sono Strega perché sono diversa, sono unica, sono un’altra, sono me stessa, sono fuori dalle righe, sono fuori dagli schemi, sono a-normale…  sono io!
Sono Strega perché sono fiera del mio essere animale-donna-zingara-artista e … folle ingegnere della mia vita.
Sono Strega perché so usare la testa, perché dico sempre ciò che penso, perché non ho paura della parola pericolosa e pruriginosa, della parola potente e possente.
Sono Strega perché spesso dò fastidio alle Sante Inquisizioni di questo strano millennio, di questo Medioevo di tribunali mediatici e apatici.
Sono Strega perché i roghi esistono ancora e io – prima o poi – potrei finirci dentro."




Sara. Quanto vale la vita di una donna?